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Voci dalla Vasca

CONCORSO LETTERARIO – verso la seconda edizione, a cura del Club del Lettore

In attesa della seconda edizione del Concorso Letterario del nostro Istituto, pubblichiamo il testo del racconto vincitore della edizione precedente!

I ragazzi e le ragazze del Club del Lettore hanno scelto di premiare questo testo per i seguenti motivi: pregevole è l’atmosfera onirica in cui si svolge l’azione; toccante è il senso di solitudine e smarrimento del protagonista, molto simile a quello provato da tanti suoi coetanei; vera è la potenza dell’amore, che tanto spesso ci manca e che è invece tanto necessaria per accendere e vivificare tutta la realtà.

L’autore del testo è BENASSI LUCA ROSTISLAV , CLASSE 5L

Lucid Dreams

(Breve testo in cui l’autore, tramite un sogno lucido, narra il suo rapporto con la realtà e con l’umanità, arricchendo inoltre il testo con un leggero pizzico di ironia e di tragedia.  Il tutto è avvolto in una crisi adolescenziale/esistenziale).

Stavo correndo… Non sapevo nient’altro … Solo correndo, stavo solo scappando da tutta quella realtà che mi stava distruggendo e che ancora adesso mi sta consumando. Le ragazze cercavano di manipolare  la realtà per manovrarmi, ma non ce l’avrebbero fatta! Poi arrivai in un parco che mi sembrava familiare, vicino ad una ferrovia, anch’essa vagamente familiare, vicino ad un bar e a un recinto per cani che mi ricordavano qualcosa… Adoro quando qualcosa di superficiale che ho vissuto diventa essenziale perché, nonostante soffra per il fatto che è finito, ho la certezza che rimarrà per sempre integro e vivo nei miei ricordi. Ho la certezza che le persone che io ho incontrato in tale “qualcosa” non mi abbandonino. Ho la certezza che lei, lei e soltanto lei, non mi abbandoni. Quell’avventura passata, quel “qualcosa”, più vado avanti e più diventa indefinito, tanto che non posso identificarlo in qualcosa di reale,ma rimane mio, per sempre.

Andando avanti, girai lo sguardo e notai una ragazza speciale, un’anima al mio cuore troppo familiare, ma per il cui cuore invece ero uno sconosciuto. Il fiato mi si rarefece, come dopo una live di tre ore; il mio cuore stava come saltando la corda, ma i miei muscoli erano duri come la pietra. I miei occhi erano aperti sgranati, mentre la guardavo insieme ad un altro, ma erano altrettanto lucidi e capirono che la guardavo insieme all’alter ego di me stesso, Ro,cioè quell’ombra che rappresenta tutto ciò che le ragazze non vedono in me, tutto ciò che l’umanità stessa non vede in me e che a volte mi fa dubitare di essere davvero umano.

Avrei voluto andare lì e avrei voluto separarli; avrei voluto rinchiudere Ro nell’oscurità della mia mente e avrei voluto amare quella ragazza più di ogni altra cosa. Avrei voluto che lei, proprio lei, mi amasse più di ogni altra cosa. Chiusi e riaprii gli occhi, poi feci un sospiro per calmare il mio spirito, ma mi mancò il fiato. Nonostante il silenzio, lei sentì qualcosa e si girò verso di me. Sarebbe stato bello se mi avesse potuto vedere, ma ovviamente non mi vide: la mia immagine non riuscì a focalizzarsi nel suo cuore e le passò attraverso. Ro avrebbe dovuto essere l’ombra sfocata ed io quello vivo, ma per lei era proprio il contrario ed io, in quel momento, ero più astratto che concreto!

Il cielo si scurì, come si scurì il mio sguardo, come si scurì il mio cuore. Si iniziarono a sentire dei tuoni e il vento iniziò ad alzarsi. I suoi capelli seguivano il vento e non c’era cosa più maestosa di quel movimento. Ed ecco che Ro le passò un ombrello, la prese per mano, lei sorrise e se ne andarono via insieme, mentre io rimasi lì da solo. Ero fermo vicino a quell’albero, su quella collinetta, in quel posto in cui eravamo soliti divertirci insieme ai nostri amici, prima che ci separassimo e prima che lei mi abbandonasse. Sembrava davvero uno di quei momenti in cui si iniziano ad avere continui flashback del passato; io li ebbi e ne ebbi così tanti e così diversi, che mi sembrò di essere catapultato nel passato. Oltre a ciò, per indicarmi che nulla era finito, iniziò a piovere ininterrottamente. I fulmini crepavano il cielo e lo illuminavano, creavano delle scintille e loro scomparivano  velocemente, un po’ come accadeva nel mio cuore: lei é il temporale che tiene in vita la mia anima e che fa scintillare il mio cuore. Ero bagnato fradicio, ma non importava , tanto non ci sarebbe stato un ombrello che mi avrebbe davvero parato dalla pioggia … tanto non ci sarebbe mai stato un ombrello che mi avrebbe parato da tutto quel dolore. L’importante però é che lei stesse bene e fosse felice, nonostante fossi io a sorreggere il peso del cielo per entrambi, nonostante fossi io a sorreggere il peso del nostro amore, anche se dubitavo che lo sapesse.

Stavo per sedermi sull’erba bagnata, ma sentii qualcosa: un tik strano, un  dolore al cuore. Sentii che era lei e, alzandomi senza esitare, mi diressi verso il luogo in cui Ro e lei erano andati. La trovai da sola sul bordo di una strada, con vicino delle persone che si stavano  avvicinando e che la stavano guardando minacciosamente. In quella frazione di secondo, capii che Ro non sarebbe bastato e attinsi da lei il suo potere di far rallentare il tempo, quel potere che si attiva quando lei è vicino a me. Così, mi precipitai a salvarla e combattei con ognuno. I loro colpi non mi facevano nulla, perché, dopo i colpi ricevuti da lei nel mio cuore, potevo sopportare tutto. Li misi tutti a terra e alla fine nessuno poté più farle del male.

La riportai a casa e, mentre lei era lì indifesa, la coccolai tra le mie braccia. I suoi occhi brillavano di un nocciola incantevole e i suoi capelli, leggermente mossi dal vento, risplendevano di tutti i colori autunnali, quasi a crearne dei nuovi. Il viso aveva un debole sorriso e appariva assolutamente estasiato, anche se ancora non capisco se fosse stato per me o se fosse stato per aver avuto un’avventura del genere. Eravamo solo io e lei, sotto le stelle, sotto casa sua; mi stava ammirando quando si avvicinò e mi abbracciò, poi si scostò di qualche centimetro, mi guardò il viso, avvicinò le labbra e, in quel momento … mi svegliai.

Mi svegliai ed ero solo, solo come sempre, solo come solo io so essere. Perfino nell’unica volta in cui fummo così vicini, fummo divisi e lei rimase per sempre un sogno e io, da solo, rimasi per sempre nella realtà.

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