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Intrecci di Bellezza

RUBRICA “INTRECCI DI BELLEZZA”: Il Campanello (canto popolare russo)

I canti popolari russi appartengono a una tradizione la cui origine si perde nella notte dei tempi anche se le prime raccolte manoscritte risalgono al XVII secolo. Per tanti secoli tale vastissimo patrimonio è stato tramandato di padre in figlio attraverso la sola memoria, personale e collettiva.
Infatti, il canto ha da sempre accompagnato ogni gesto del popolo russo, da quello più umile ed abitudinario, come il lavoro dei campi, agli avvenimenti solenni della vita, come le nozze o i funerali. Attraverso il canto venivano espressi sinteticamente lo stupore, la paura, le speranze dell’uomo di fronte al mistero della realtà: tutto questo fascio di attese assunse, nel corso del tempo, caratteristiche ancestrali, magiche, mitologiche, fino all’arrivo dell’annuncio cristiano (X secolo), che non distrusse i tentativi precedenti, ma valorizzò la tradizione e rivisitò questo profondo rapporto con il Mistero.
La musica dei canti popolari russi riveste di una straordinaria profondità ogni argomento, anche quello più banale, ed assume forme variegate ed originali: infatti, canti dal contenuto triste possono presentare un ritmo energico, vivace e una melodia agile che fanno guardare alle vicende dolorose con rassegnazione o con un sorriso; al contrario, canti dal contenuto allegro possono avere una melodia malinconica e un ritmo lento, invitando a meditare sulla fugacità delle cose.
Infine, le melodie hanno un’estensione notevole, riportando alla mente la vastità dei paesaggi russi, quegli sterminati orizzonti, in cui lo sguardo è introdotto nel presentimento della misteriosità del reale, nella nostalgia d’Infinito….

Vi proponiamo l’ascolto de Il Campanello. La melodia malinconica nasconde in realtà una profonda e sommessa speranza per quel “cuore che si riaccende” e fa proseguire la “lunga strada” con una grande attesa che non si spegne…

Ecco la traduzione:

IL CAMPANELLO
Monotono suona il campanello,
Sulla strada si alza un po’ di polvere,
E triste sopra i campi piani
Risuona il canto del cocchiere.
Tanta tristezza in questa canzone malinconica,
Tanto sentimento nella melodia familiare,
Che nel mio petto freddo, estinto,
Il cuore si è riacceso.
E mi ricordai altre notti,
Campi e boschi nativi,
E agli occhi, da tanto tempo asciutti,
Scorse rapida una lacrima.
Monotono suona il campanello,
In lontananza risuona lieve,
E tacque il mio cocchiere,
E la strada davanti a me è lunga, lunga.

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